La sessualità è parte fondamentale del benessere psicologico e relazionale delle persone, per questo è importante prendersi cura di questo aspetto della vita in tutte le tappe evolutive e ogni volta che un fattore esterno o interno, fisico o psicologico, pone degli ostacoli al desiderio, al piacere e all’intimità.
Sono molteplici le situazioni in cui la sessualità può essere vissuta negativamente: traumi, abusi, educazione rigida, relazioni disfunzionali e conflittuali, possono far sì che le persone si approccino da subito al sesso con timore, ansia o disgusto. Allo stesso modo, i blocchi possono verificarsi talvolta in fasi successive e una sessualità vissuta prima sempre positivamente può diventare un problema in seguito al presentarsi di situazioni nuove, mai verificatesi precedentemente, o anche semplicemente al raggiungimento di una fase naturale della vita, come la menopausa.
Un problema nella sfera sessuale può verificarsi, ad esempio, quando sopraggiunge una malattia che richiede interventi medici o chirurgici importanti e minaccia la sopravvivenza o trasforma il rapporto con il proprio corpo, creando vissuti psicologici fortemente negativi e traumatici.
I disturbi sessuali sono molto comuni nei pazienti oncologici, eppure raramente vengono affrontati negli ambiti di cura, non solo nel periodo acuto della malattia, in cui l’emergenza legata alle terapie salvavita può mettere in secondo piano, anche per il paziente, gli aspetti “collaterali” della patologia, ma anche successivamente.
È fondamentale, invece, che il paziente o la paziente vengano informati sulle eventuali ripercussioni fisiche delle terapie e degli interventi chirurgici: la minore sensibilità o il dolore che si avverte durante un atto sessuale, possono o non possono essere legati ad aspetti fisici? Esistono delle influenze di tipo ormonale o altri fattori biologici causa o concausa del disturbo?
È necessaria, inoltre, una psicoeducazione in ambito sessuologico, per far comprendere al paziente il funzionamento della risposta sessuale e gli aspetti comportamentali, cognitivi ed emotivi alla base delle disfunzioni.
Una consulenza psicosessuale è atta principalmente a valutare lo specifico caso: il disturbo sessuale era presente prima della malattia o è nato successivamente? Che tipo di rapporto aveva il paziente con il proprio corpo e ha adesso, dopo le terapie mediche e/o chirurgiche a cui è stato sottoposto?
È importante che la consulenza e la terapia coinvolgano il partner, qualora presente, dato che le dinamiche che si instaurano all’interno della coppia, anche a livello di comunicazione, sono parte integrante del problema.
Il paziente oncologico può temere di non essere più desiderabile, soprattutto quando ha subito degli interventi che hanno modificato in modo evidente il suo aspetto fisico (es.mastectomia) o aver sviluppato una vera e propria paura dell’intimità. Il partner può avere il timore di provocare del dolore, soprattutto se l’intervento ha riguardato gli organi genitali. Talvolta, in particolare nel caso di malattie lunghe o croniche, il partner perde via via il suo ruolo sessuale e assume quello di persona accudente. A volte, poi, fattori interpersonali e problemi di coppia precedenti possono essere accentuati dalla dura prova della malattia, i ruoli famigliari possono modificarsi e la progettualità futura può essere compromessa dal timore che la patologia si ripresenti.
Attualmente l’accesso alla terapia in ambito sessuologico è principalmente limitata all’ambito privato. Ciò richiede ai pazienti la consapevolezza di avere bisogno di aiuto e una richiesta personale di effettuare un percorso specifico. Sarebbe utile avere all’interno degli ospedali delle figure professionali esperte in ambito sessuologico, che possano offrire ai malati oncologici e non solo (le stesse difficoltà possono essere riscontrate anche per quanto riguarda le malattie cardiovascolari o neurologiche) uno spazio di ascolto e trattamento di queste problematiche, che incidono fortemente sul benessere psicologico e relazionale dei pazienti.