Dall’ipersessualità all’asessualità
Pressioni sociali alla prestazione, una cultura sempre più sessualizzata e sessualizzante, il sesso ovunque e in ogni cosa, dobbiamo dunque pensare che fare sesso (e tanto) nella vita sia qualcosa di imprescindibile per essere “normali”?
Talvolta il sesso diventa il fulcro su cui gira tutta l’esistenza di una persona, tanto da diventare compulsivo, incontrollato, portare a condotte non protettive o a rischio, spingere ad azioni contro la libertà di un altro oppure essere un danno per se stessi, il proprio funzionamento quotidiano, relazionale, lavorativo, ecc.
Ci sono, al contrario, persone che si definiscono asessuali, che prediligono forme di contatto con gli altri diverse da quelle sessuali.
Proviamo a capire insieme che cosa è l’asessualità, e che cosa non è.
L’asessualità è diversa dall’astinenza sessuale, che è una scelta legata ad aspetti personali, spirituali, religiosi o altro, oppure una situazione “subita”, per mancanza di possibilità o come conseguenza di eventi di vita negativi, malattie, problemi personali o relazionali.
L’asessualità è un modo di essere profondo, non una scelta, tanto che gli asessuali rivendicano l’appartenenza a un orientamento sessuale specifico, come gli eterosessuali, gli omosessuali, i bisessuali.
Ci sono asessuali che non cercano relazioni di tipo romantico ma solo amicale, altri che invece vogliono avere delle relazioni romantiche, ma non sessualizzate; quindi, esistono diverse sfumature e diversi gradi di coinvolgimento relazionale all’interno di questa “categoria”.
Spesso è facile arrivare a conclusioni affrettate e pensare che coloro che non rientrano in una media normativa siano da considerare come affetti da qualche strana patologia. Questo è un grave errore, che non tiene conto della grande variabilità umana.
L’asessualità non è un disturbo sessuale, in quanto la mancanza di attrazione sessuale non è egodistonica e fa parte di un modo di essere naturale. Inoltre, un asessuale può avere rapporti sessuali, provare piacere e avere un orgasmo, ma semplicemente non essere interessato ad averlo, prediligendo forme di relazione e intimità diverse da quella sessuale.
L’asessualità non è neanche una fobia per il sesso o un disturbo psichico; benché ci possano essere asessuali che presentano del disagio psicologico, questa non è caratteristica tipica di un asessuale come non lo è di un eterosessuale.
Gli asessuali possono avere rapporti sessuali, relazioni di coppia, sposarsi, avere dei figli, per svariate ragioni, diverse da quella dell’attrazione sessuale.
Per alcune persone fare sesso non è fondamentale, per altre lo è, per altre ancora lo è “troppo”, fino a diventare distruttivo. Quindi, se qualcuno mi chiedesse: la sessualità è importante? Risponderei sì, assolutamente. È un potente organizzatore delle nostre vite, è uno dei modi possibili per mettersi in relazione, è definizione di sé, e molto altro ancora. Anche gli asessuali rientrano nel discorso sulla sessualità, non ne sono affatto esclusi.
Se invece la domanda fosse: fare sesso è importante? Risponderei: a volte sì, a volte no. Ci sono situazioni in cui emergono esigenze più fondamentali del sesso, ad esempio la sopravvivenza. Ci sono tappe evolutive o situazioni di vita in cui fare sesso non è possibile o diventa più marginale. Ma non è questo a fare la differenza tra normalità e anormalità, tra salute, disagio e patologia.